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🌞Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine🌞 (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga

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PERCHE' I GIOVANI MIGRANO


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Centomila zainetti di ghiaccio… Di ghiaccio perché migrano, i nostri neo-diplomati e neo-laureati, in genere i nostri giovani, di preferenza verso Nord, verso i Paesi freddi, oltre che da altre parti. Un dato oggettivo che, diversamente da altri che descrivono qualche realtà sociale ed economica, sembra abbastanza facile da comprendere.
D’altra parte, come diceva un famoso accademico, la cosa più difficile per un economista è «alzare lo sguardo dalle tabelle, e, una buona volta, guardare la realtà». Che oggi significa carenza di buoni posti di lavoro, e quindi di aziende, attività, imprese che siano in grado di creare valore, e di offrire tali prospettive in termini di occupazione, crescita professionale, stipendio.
Da una parte siamo il Paese delle «Big Company»,multinazionali «smaterializzate» che pagano tasse da qualche altra parte, che delocalizzano, che occupano funzioni (a volte in modo parassitario) una volta gestiti in regime pubblico (es. poste, trasporti,comunicazioni, telefonia, informazione, sanità e molti altri).
Da un’altra, siamo il Paese delle micro imprese, delle imprese individuali e familiari, delle Pmi «migliori al mondo», dei «distretti» che vengono studiati «anche in Giappone», ecc. ma che nel tempo si rivelano essere deboli, troppo deboli per trasformarsi in aziende strutturate, per crescere, per superare la soglia del passaggio generazionale, semplicemente per innovare e per investire. Manca invece uno strato di aziende sufficientemente avviate e capitalizzate, capaci di perseguire strategie, di investire in «Research & development ». E questo per interi settori dell’economia (a parte qualche caso di eccellenza nel manifatturiero).
È evidente, in Italia – 4ª o 5ª potenza industriale del mondo – le aziende non crescono, spesso restano allo stato di attività «invisibili », anche al fisco, a volte diventano «terzisti» che dipendono da committenti collocati in altri paesi (spesso appunto in Nord Europa); spesso restano allo stato di attività artigianali, che si nascondono dietro l’alibi della «creatività», della capacità di inventare, che invece sopravvivono grazie a una favorevole condizione che si è consolidata nel tempo, che deriva da un mix di ricerca di consenso, opportunismo, e incapacità di crescere.
Una situazione che significa normative favorevoli, spesso atteggiamenti accondiscendenti, flat tax, rottamazioni di rottamazioni, condoni e concordati, che si combinano a una capacità camaleontica – che si è affinata in quel contesto di giungla normativa – di mimetizzarsi tra le mille difficoltà quotidiane. Una situazione che permette alle stesse di continuare a sopravvivere, ma che significa anche una sorta di concorrenza sleale rispetto alle imprese strutturate: è evidente che a molti «conviene» non crescere, non investire, continuare a pagare un fisso che mette al sicuro dagli accertamenti, piuttosto che investire in innovazioni, o creare una struttura organizzativa che però genera «costi fissi» sempre più pesanti.
Così nella manifattura, nelle costruzioni, nei servizi, per appalti e sub-appalti pubblici, nelle manutenzioni, negli studi professionali, nelle officine, nelle attività bancarie e assicurative, nella consulenza; così soprattutto nelle attività ad «alta intensità di cultura», di conoscenza, di capacità umane e relazionali, dell’ospitalità, del turismo – essenziali per «traghettare» verso il post industriale: la micro impresa turistica, il tipico albergo a conduzione familiare, non investe su se stessa, sfrutta le stagionalità, assume personale occasionale, non considera le nuove opportunità, le evoluzioni del mercato, i nuovi gusti, le nuove attività. Certamente è apprezzata perché riesce a garantire straordinari livelli di qualità (seppure sempre agli stessi clienti), per es. personalizzando il servizio, mantenendo costi limitati (grazie a mille espedienti), ma resta una piccola impresa, che non fa promozione, che sa solo sfruttare le circostanze, cioè l’avviamento indotto da bellezze naturali e risorse culturali, senza produrre molto valore aggiunto.
Il giovane neo-diplomato o neo-laureato invece ha bisogno di prospettive: il primo impiego è quello che segna una carriera, perché introduce in un mondo di opportunità – al contrario il piccolo albergo, il ristorante a conduzione familiare, il laboratorio artigianale, il negozio posizionato ai limiti della Ztl, non assumono, se non i parenti del titolare, o qualche stagionale.
Il nostro giovane invece vuole imparare un mestiere, vuole essere inserito in un sistema di conoscenze, di corsi di aggiornamento, di esperienze internazionali, per costruire un curriculum. Una situazione che deriva da evoluzioni storiche ma che significa anche un corto circuito etico- economico: i titolari della micro impresa, che resiste tra mille difficoltà, continuano a ritenersi ingiustamente trattati, e anche perseguitati da burocrazia tiranna, dall’«Europa» che inventa leggi assurde, dal fisco che colpisce alla cieca… Così finiscono per ritrovarsi in una realtà sempre più difficile, che non riescono a comprendere, e nello stesso tempo si ritrovano nell’incapacità di svolgere certe funzioni (di strategia, di conoscenza, di innovazione ecc.), che garantiscono la stabilità e la crescita di tutto il sistema, la produzione di nuovo valore, la creazione di buoni posti di lavoro. Un circuito vizioso, una vera emergenza, un segno del declino di cui molti parlano, che finisce per degenerare in atteggiamenti che è fin troppo facile definire come populistici, che prima o poi, prima che invecchino anche i nostri giovani, sarà necessario affrontare.
Igor Jelen

5 commenti:

  1. I miei nipotini più grandi, anche se non hanno ancora terminato gli studi, hanno già deciso di andarsene dall'Italia. Hanno capito che qui non c'è futuro per loro.

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  2. Le aziende in Italia non crescono perchè queste aziende sono gestite da persone incompetenti messe lá a dirigerle non per meriti e bravura ma per altro. Quindi chiudono, falliscono, lasciano persone a casa. I giovani non hanno chance con una situazione del genere e non possono illudersi.

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  3. It must be tough to leave your country of origin and move hoping you can succeed somewhere else.

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  4. Certo che non è facile,ma ai giovani piace cambiare!Notte Bill

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