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🌞Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine🌞 (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga

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Villa Moretti Tarcento

 

La Villa Moretti fu costruita per la Famiglia Menazzi Moretti, su progetto dell'architetto Vandone di Torino, dall'impresa Ceschia di Tarcento tra il 1897 e il 1900; nella scheda del Centro regionale di Catalogazione di Villa Manin di Passariano è datata al 1904. La Villa, che gode di un'eccezionale posizione sulle pendici della Riviera di Coia, mostra evidenti riferimenti formali ai castelli della Riviera Ligure ed al Castello di Miramare e si inquadra nell'architettura romanza di fine Ottocento, segnandone il passaggio al Liberty, "interpretato attraverso il recupero soprattutto in chiave decorativa della tradizione gotica e romantica". in tale contesto fu significativo l'apporto degli architetti triestini Ruggero e Arduino Berlam, che, su commissione della signora Caterina Micco, vedova Moretti, progettarono per la villa una nuova copertura,realizzata tra il 1919 e il 1922 dall'impresa Romolo Tonini di Udine. L'edificio assumeva, così, la connotazione definitiva, che lo avrebbe distinto dalle tipologie edilizie maggiormente diffuse sul territorio. Arduino Berlam utilizzò ampiamente L'opera di artigiani Friulani nei lavori di rifinitura, impiegando legni scolpiti, ornamenti in pietra naturale e soprattutto artificiale, ferri battuti, stucchi e vetri colorati. Nel 1952, dopo le vicissitudini della seconda guerra mondiale -nel 1943 la villa era stata requisita dai tedeschi che ne fecero la sede della T.O.D.T., mentre per un breve periodo gli americani l'avevano usata come night- club - Luigia e Venceslao Menazzi Moretti diedero il via a radicali opere di ammodernamento interno, sotto la direzione dell'architetto Pietro Zanini, che si avvalse della collaborazione della ditta Fantoni per la realizzazione dei mobili ornati con motivi ripresi dalla tradizione carnica. Nel 1976 l'edificio fu gravemente danneggiato dal terremoto che devastò il Friuli. Alle lesioni causate dalla scossa del 6 maggio si aggiunsero i crolli di alcune parti del manufatto provocati dalla nuova scossa del settembre dello stesso anno. La villa fu dichiarata inagibile e rimase inutilizzata, soggetta alle intemperie ed ai vandalismi. Nel 1988 la villa fi acquistata dal Comune di Tarcento con i fondi della L.R. 63/77, con i fondi della stessa legge è stato poi realizzato il recupero dell'immobile. I lavori iniziati nel 1996 e interrotti dopo pochi mesi, furono affidati nel novembre del 2000 all'impresa Pivato di Onè di fonte (TV) e ultimati alla fine dell'estate 2003, sotto la guida dell'architetto Paolo Petris incaricato nel marzo del 2000 di elaborare il nuovo progetto di recupero conservativo e funzionale.

fonte fb

LA POLENTA


  Un tempo i friulani venivano chiamati “polentoni” in senso di disprezzo.Una mia collega del meridione mi apostrofò cosi’Ogni regione ha le sue caratteristiche e cibi le dissi.

.Un tempo in Friuli mangiavano solo polenta e verdura dei campi,infatti la popolazione agreste era affetta dalla pellagra.L’alimentazione prevalentemente di mais degli inizi del secolo scorso, che vedeva come alimento base del popolo contadino la polenta di mais, era una delle principali responsabili della pellagra, a lungo endemica in Italia fin dai primi decenni del Settecento.Oggi la polenta è diventata un cibo per accompagnare intingoli di carne.E' diventato un cibo da ricchi

Polenta mia



Di Padre David Maria Turoldo

E finalmente la polenta
Tutto il paese, la sera, un dolcissimo odore di
Polenta appena rovesciata sul tagliere; ed era
Finalmente il richiamo per cui noi lasciavamo
di giocare a bandiera sulla piazza.
è la mamma non faceva più fatica a chiamarci
perché una voce, quella dell’appetito, ci portava
a casa tutti come rondoni.
polenta mia, quai se qualcuno parlerà male di te.
Io non ho mai conosciuto il pane: a casa il pane
lo mangiava soltanto chi si ammalava; ma era
un caso raro, e poi tanto poco da fare appena
una panà.
Ma la polenta! cosa nascondevi dentro la tua
sostanza per farci crescere tutti così grandi,
in fretta? tutti noi fratelli, alti come gambe
di granoturco, forti, instancabili più degli
altri (mai una malattia che ci abbia minati ); e,
ancora ragazzi, con il piccone, d’inverno,
a estirpare i ceppi perché il focolare fosse
sempre caldo .
Mattina, latte e polenta; mezzogiorno,
minestra e polenta; la sera, radicchio, lardo,
e ancora polenta . e, anzi, nei giorni duri,
di magra, io ricordo mio padre che tagliava
due fette dalla piccola montagna d’oro e me
ne metteva una per mano e mi diceva;
“ Ecco, una la chiamerai polenta e l’altra
formaggio”. e io che ci credevo; e addentavo
ora da una mano ora dall’altra, fingendo di
mangiare polenta e formaggio.
E gli amici, quelli delle poche famiglie ricche
del paese, mi prendevano in giro, m’insultavano,
io piangevo eppure non potevo pensar male della
polenta, non potevo dir male di mio padre.

padre Maria Turoldo

da polenta mia

La polenta un tempo cibo quotidiano molto povero,oggi è diventata una specialità



AMO LE DONNE

 

Alla bellezza dei miei sogni


HERMANN HESSE

AMO LE DONNE

Amo le donne che mille anni fa
erano cantate e amate dai poeti.

Amo le città, che ormai deserte dentro le mura
piangono stirpi reali di tempi antichi.

Amo le città che sorgeranno
quando nessuno dell'oggi sarà più al mondo.

Amo le donne – splendide, slanciate,
che stanno, non nate, nel grembo degli anni.

Con la loro pallida bellezza siderale
somiglieranno un giorno alla bellezza dei miei sogni.

1901

(da Poesie d'amore e altre poesie, Mondadori, 2020 - Traduzione di Anna Ruchat)

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"Amo le donne" dichiara il celebre poeta e scrittore tedesco Hermann Hesse. In realtà le donne nelle sue opere sono, come rileva Bruna Bianchi, "evanescenti, indifferenziate, anodine", sfumano nell'anonimato, nell'indistinto, assumono valenze simboliche diventando "una per tutte". Succede anche qui, dove diventano emblema di un tempo passato e di un tempo futuro, splendidamente immerse nel sogno poetico.

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LOUISE-CATHERINE BRESLAU, "LA TOILETTE"

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fonte:Il canto delle sirene

Hermann Hesse è stato uno scrittore, poeta e pittore tedesco naturalizzato svizzero, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946. La sua produzione, in versi e in prosa, è vastissima e consta di quindici raccolte di poesie e trentadue tra romanzi e raccolte di racconti. Wikipedia
Nascita: 2 luglio 1877, Calw, Germania
Morte: 9 agosto 1962, Montagnola, Collina d'Oro, Svizzera

Oggi Mattarella a Gorizia

 


«La storia non si cancella, possiamo coltivarla con rancore, oppure farne patrimonio comune nel ricordo». Così disse il presidente Sergio Mattarella, il 13 luglio 2020, dopo essersi preso per mano con Borut Pahor, allora presidente della Slovenia, davanti alla Foiba di Basovizza. Ovviamente il Capo di Stato italiano disse, in quella storica giornata, che sceglieva questa seconda strada. «Oggi abbiamo allineato tutte le stelle», commentò Pahor, di rimando. Un gesto storico, iconico.

Nel 2021 sempre a Gorizia

Mattarella e Pahor (che oggi non è più al vertice del vicino Stato) si sono di nuovo incontrati a Gorizia e Nova Gorica nel 2021 per la celebrazione della designazione congiunta delle due città quali Capitale Europea della Cultura 2025. Sottolinearono, in quella circostanza, che il confine da elemento di divisione si era trasformato in punto di raccordo e collaborazione, capace di generare nuove idee e di favorire la crescita comune. Si sono rivisti di recente, sempre a Gorizia, per l’avvio di “Go!2025”. «Questo esprime il grande valore storico dell’Unione Europea – ha detto Mattarella in quella occasione –: una cultura con tante preziose peculiarità nazionali, con più lingue, ma comune quella che, insieme, quest’anno le due città celebreranno».

Laurea Honoris Causa

Poco meno di un anno fa, all’Università di Trieste, i due presidenti ricevettero la Laurea Magistrale honoris causa in Giurisprudenza. A motivare il doppio conferimento veniva indicata la politica di riconciliazione da loro perseguita. Questa la motivazione: «Sergio Mattarella e Borut Pahor hanno saputo coraggiosamente ripudiare la prospettiva angusta dell’egoismo nazionalistico, per perseguire invece una politica di riconciliazione, retta sulla creazione e sul consolidamento di spazi e di simboli dedicati alla memoria collettiva, quale fondamento di autentica pace tra i popoli. Due statisti che hanno interpretato l’amor di patria in una dimensione europea alta, così contribuendo a trasformare la frontiera adriatica, da territorio di aspro conflitto etnico e culturale, ad area di dialogo, di cooperazione e di amicizia, nella comune coscienza dei diritti umani e nella luce delle libertà democratiche».

Di nuovo insieme a Gorizia

Bene, Mattarella e Pahor sono attesi a Gorizia sabato 15 marzo per ritirare il 25° Premio Ss. Ilario e Taziano-Città di Gorizia. Riceveranno il riconoscimento all’Auditorium della Cultura Friulana, alle 11.30, al termine della solenne celebrazione presieduta dall’arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, in Duomo alle 9.30. La consegna in Auditorium sarà corredata dall’esibizione dei ragazzi delle scuole Locchi e Trinko, che canteranno gli inni.

Il Premio Patroni

Per l’edizione 2025 la Commissione valutatrice, già nel 2023, aveva individuato all’unanimità i due presidenti, per il loro concreto e costante sostegno nel percorso di avvicinamento delle comunità di Gorizia e di Nova Gorica, soprattutto nel contesto di “Go!2025”. Nell’anno della Capitale europea della cultura il Premio, assegnato ogni anno in occasione del 16 marzo, giorno in cui si celebrano i patroni della città, assume quindi un significato più profondo che mai.

«Poter contare sulla presenza del presidente Mattarella e del presidente emerito Pahor è il massimo riconoscimento del lavoro che stiamo portando avanti con la Capitale europea della Cultura – ha spiegato il sindaco Rodolfo Ziberna –. Il loro gesto di tenersi mano nella mano ha avuto un significato ben preciso, che risponde perfettamente allo spirito di “Go! 2025”: la storia va insegnata, siamo uniti nella sofferenza e nel dolore, ma dobbiamo andare avanti».

«C’è un percorso storico e istituzionale che ci ha portati a oggi, ma una vera riconciliazione può avvenire solo se ci sono amicizia e relazioni umane», ha puntualizzato il decano don Nicola Ban.
Il Premio Patroni, che dal 2007 è rappresentato da un’opera raffigurante in forma stilizzata Ilario Vescovo e Taziano Diacono Martiri, viene assegnato a persona, ente, associazione o società comunque denominata non aventi finalità di lucro o finalità politiche che, attraverso la propria opera o attività nel campo civile, economico, culturale, artistico, religioso o sociale, abbia onorato e fatto conoscere e apprezzare il nome di Gorizia in Italia e all’estero.

Europa da ripensare

Intanto, l’Europa attraversa un momento geopolitico molto delicato. Come scriviamo in altra parte del giornale, si parla di riarmamento. Mattarella e Pahor verranno a Gorizia per raccomandare prudenza, proprio su questo confine che ricorda immani tragedie.

«In un mondo caratterizzato da crescenti tensioni e conflitti, dall’abbandono della cooperazione come elemento fondante della vita internazionale, Slovenia e Italia hanno saputo dimostrare che è possibile scegliere la via della cooperazione». ha detto il presidente Mattarella lo scorso 8 febbraio, inaugurando “Go!2025” –. Nella tragedia della Seconda guerra mondiale, un sopravvissuto ad Auschwitz, Roman Kent, ha osservato: “Non vogliamo che il nostro passato sia il futuro dei nostri figli”. Con questo spirito abbiamo affrontato le pagine del Dopoguerra per scriverne una nuova, e nulla può far tornare indietro la storia che Italia e Slovenia hanno scritto e scrivono insieme».

da Vita Cattolica

Ed ha significativamente aggiunto: «Lavorando fianco a fianco nelle istituzioni europee si è consolidata la fiducia reciproca e vi è maturato un senso di appartenenza e di ulteriore identità: la comune identità europea. Le differenze, le incomprensioni, hanno lasciato il posto a fattori che uniscono».

F.D.M.

14 marzo giornata internazionale del pi greco

Larry Shaw, l'ideatore della festività, ritratto con alcune torte preparate per l'occasione

 Il giorno del pi greco (in inglese Pi day) è una ricorrenza dedicata alla costante matematica pi greco, festeggiata solitamente il 14 marzo.

Giorno del pi greco


Il giorno dedicato al pi greco è il 14 marzo: la scelta è ispirata dal formato della data mese-giorno, in uso negli Stati Uniti, in base al quale si indica prima il mese (3) e poi il giorno (14), ottenendo così il numero "3,14", grafia che indica l'approssimazione ai centesimi di pi greco. Inoltre alcuni celebrano la ricorrenza dalle ore 15, in modo da adeguarsi all'approssimazione 3,1415.

da wikipedia

torta dedicata al pi greco


Citazione di Tolstoj


 Il sentimento di patriottismo è, ai nostri tempi, innaturale, irrazionale e dannoso, mentre la causa di gran parte dei mali che l'umanità soffre e che, quindi, questo sentimento non dovrebbe essere coltivato, come attualmente succede, ma al contrario, di essere represso e sradicato con tutti i mezzi disponibili per gli uomini razionali.

(Leon Tolstoj, 1894)

Mio nonno


Mio
nonno

Io ho conosciuto solo il mio nonno materno,si chiamava Jože (Giuseppe) e viveva a Lubiana in Slovenia.Ogni volta quando andavo a trovarlo aveva qualche sorpresa per me.Andava a caccia ,era un accanito fungaiolo,aggiustava orologi.D'inverno al mattino si alzava presto ,accendeva la cucina economica e scaldava la cucina.Ricordo quel bel tepore!!!Raccontava sempre storie vere di guerra,aveva combattuto sul Carso sotto l'esercito austriaco.Mi piacevano le sue favole di animali selvatici che mi raccontava .Aveva avuto 4 figli,ma 2 erano morti in guerra e non li ho mai conosciuti.Rimase vedovo molto presto,la nonna morì a 42 anni.Mia madre allora aveva 18 anni ed essendo la più grande fece loro da mamma.Caro nonno mi hai lasciato dei bellissimi ricordi.

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Mina - Se Telefonando (Stereo)

TANTI AUGURI MINA PER I TUOI 85 ANNI