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🌞Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine🌞 (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga

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DEDICATA A TUTTI I PAPA'

  

fatta con IA

Un padre

Un padre è qualcuno che ti prende in braccio e ti insegna a ridere.
Qualcuno che quando chiudi gli occhi puoi sentire il suo cuore battere nel tuo.
Qualcuno che con la sua mano grande come il cielo ti indica la strada.
Qualcuno che, basta un soffio appena nei polmoni, per toglierti ogni paura.
Che grande forza che ha un padre.

Fabrizio Caramagna

Festa del papà

qui ero molto piccola con mio papà


 La festa del papà è una ricorrenza civile diffusa in alcune aree del mondo, celebrata in onore della figura del padre, della paternità e dell'influenza sociale dei padri. Nella Svizzera italiana è elevata a festività a tutti gli effetti.

La data in cui si festeggia è alquanto variabile da Paese a Paese .

Nei paesi cattolici, i padri vengono celebrati fin dal Medioevo il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, padre putativo di Gesù.

Secondo un'antica tradizione, il culto di questo padre adottivo si sviluppò fin dal V secolo in certi monasteri egiziani dove fu scritta la Storia apocrifa di Giuseppe il falegname e dove la sua festa fu fissata al 20 luglio (rimane tuttora nel calendario copto).

Il culto di questo santo si diffuse anche intorno alla "casa di Giuseppe" almeno dal VI secolo. Questo culto decadde alla fine dell'Alto Medioevo. La sua festa del 19 marzo appare per la prima volta nell'anno 800 in un martirologio gallicano scritto da Rheinau, in cui è chiamato Ioseph sponsus Mariae ("Giuseppe sposo di Maria").

La scelta di questa data sei giorni prima della festa dell'Annunciazione è probabilmente dovuta a una confusione con il nome di un martire di Antiochia chiamato Giuseppe o Giosippo, già celebrato il 19 marzo, e anche una concordanza sincretica con le Quinquatrie, feste religiose in onore della dea Minerva.

Nei secoli successivi, non fu più conosciuto semplicemente come il marito di Maria, ma come un padre, Nutritor Domini ("Nutritore del Signore"). Il suo culto, al quale la Chiesa associa tradizionalmente la festa dei padri, si sviluppa nei secoli XIV e XV (in particolare sotto l'influenza francescana, che sono diventati i custodi della "casa di Giuseppe" ). Il capitolo generale dei Francescani di Assisi adotta la sua festa del 19 marzo nel 1399, ma la tradizione fatica a imporsi perché Giuseppe rimane «il grande silenzioso del Vangelo».

La festa è celebrata in varie date e spesso è accompagnata dalla consegna di un regalo al proprio padre. Già nel 1871 la Chiesa cattolica aveva proclamato San Giuseppe (festeggiato il 19 marzo) protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa universale. Come sintetizzava papa Leone XIII: «In Giuseppe hanno i padri di famiglia il più sublime modello di paterna vigilanza e provvidenza; i coniugi un perfetto esemplare d’amore, concordia e fedeltà coniugale; i vergini un tipo e difensore insieme della integrità verginale. I nobili imparino da lui a conservare anche nella avversa fortuna la loro dignità e i ricchi intendano quali siano quei beni che è necessario desiderare. I proletari e gli operai e quanti in bassa fortuna debbono da lui apprender ciò che hanno da imitare» 

da wikipedia

Oggi è la Giornata nazionale del COVID




Ricordo con tristezza la fila chilometrica dei camion militari che trasportavano le bare da Bergamo ai forni crematori.E' un'immagine che mi ritorna ogni tanto davanti agli occhi.

Per saperne di più cerca sul web

La pandemia di COVID-19 fu un'emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale proclamata dall'Organizzazione mondiale della sanità il 30 gennaio 2020 e ufficialmente chiusa il 5 maggio 2023.

Essa ebbe a oggetto l'epidemia globale di COVID-19 provocata dal coronavirus 2 da sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2). I prodromi della pandemia si ebbero a fine 2019, quando vennero alla luce i primi casi che coinvolgevano principalmente lavoratori del mercato umido di Wuhan, in Cina, in cui si vendevano pesce e altri animali, anche vivi. Nelle prime settimane di gennaio 2020 gli scienziati individuarono in tali soggetti polmoniti atipiche causate da un nuovo coronavirus, designato come SARS-CoV-2 (sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2), la cui sequenza genica risultò per il 70% identica a quella del SARS-CoV, diffusosi con l'epidemia di SARS del 2002-2004. Alla fine del mese di gennaio 2020 non erano ancora state ben determinate le caratteristiche del virus, sebbene fosse accertata la sua capacità di trasmettersi da persona a persona, e permanevano incertezze sulle esatte modalità di trasmissione e sulla patogenicità (la capacità di creare danno). La malattia associata fu riconosciuta con il nome di COVID-19.

La prima segnalazione attribuibile al nuovo virus avvenne il 31 dicembre 2019,[14] ma già l'8 dicembre comparvero i primi pazienti con malattia sintomatica. Il 1º gennaio 2020 le autorità disposero la chiusura del mercato e l'isolamento di coloro che presentavano segni e sintomi dell'infezione.Il primo decesso confermato risale al 9 gennaio 2020. Al 28 gennaio 2020 si registrarono più di 4 600 casi di contagio confermati in molti Paesi del mondo e 106 decessi mentre il 15 febbraio tali dati erano già saliti a 49 053 casi e 1 381 decessi. A partire dal 23 gennaio 2020, Wuhan fu posta in quarantena con la sospensione di tutti i trasporti pubblici in entrata e in uscita dalla città, misure che il giorno seguente furono estese alle città limitrofe di HuanggangEzhouChibiJingzhou e Zhijiang.[18] Ulteriori limitazioni e controlli sono stati adottati in molte zone del mondo.

Gli ammalati accusano sintomi simili all'influenza come dermatiti, febbretosse secca, stanchezzadifficoltà di respiro. Nei casi più gravi, spesso riscontrati in soggetti già gravati da precedenti patologie, si sviluppa polmoniteinsufficienza respiratoria acuta fino ad arrivare anche al decesso. I pazienti presentano anche leucopenia e linfocitopenia. Dalla metà di gennaio 2020 fu disponibile un test per effettuare la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, e poco dopo iniziò la ricerca e sperimentazione per cure e vaccini specifici. Le guarigioni sono spontanee e i trattamenti sono principalmente volti a gestire i sintomi e a supportare le funzioni vitali anche se sono stati testati alcuni farmaci antivirali già utilizzati per contrastare altre infezioni.

Una grande risposta, sia in Cina sia a livello globale, seguì un aumento dei casi a metà gennaio 2020, portando a restrizioni di viaggio, quarantene e coprifuoco, tra cui si possono annotare: la quarantena della nave da crociera Diamond Princess nelle acque giapponesi; il coprifuoco di oltre 780 milioni di persone in Cina e un coprifuoco volontario a Taegu, in Corea del Sud. L'epidemia fu dichiarata un'emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale (PHEIC) dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) il 30 gennaio. Aeroporti e stazioni ferroviarie hanno effettuato controlli della temperatura corporea, rilasciato dichiarazioni sanitarie e pubblicato segnali di informazione nel tentativo di identificare i vettori del virus. Un certo numero di Paesi ha emesso avvertimenti contro i viaggi verso la sola Wuhan, Hubei o la Cina in generale. Un altro consiglio è stato che i viaggiatori che tornano da determinate regioni, in particolare Cina, Iran ed Italia settentrionale, si isolino da soli.

Le conseguenze più ampie dell'epidemia comprendono preoccupazioni sull'instabilità economica. La crisi politica ha incluso anche il licenziamento di diversi capi locali del Partito Comunista Cinese per la loro scarsa risposta allo scoppio dell'epidemia. In diversi Paesi sono stati segnalati episodi di xenofobia e razzismo contro persone di origine cinese e dell'Asia orientale. La diffusione di disinformazione e fake news sul virus, principalmente online, è stata descritta dall'OMS come una "infodemia".

Il 5 maggio 2023 l'Organizzazione mondiale della sanità dichiara ufficialmente la fine dell'emergenza sanitaria internazionale.

fonte wikipedia

Villa Moretti Tarcento

 

La Villa Moretti fu costruita per la Famiglia Menazzi Moretti, su progetto dell'architetto Vandone di Torino, dall'impresa Ceschia di Tarcento tra il 1897 e il 1900; nella scheda del Centro regionale di Catalogazione di Villa Manin di Passariano è datata al 1904. La Villa, che gode di un'eccezionale posizione sulle pendici della Riviera di Coia, mostra evidenti riferimenti formali ai castelli della Riviera Ligure ed al Castello di Miramare e si inquadra nell'architettura romanza di fine Ottocento, segnandone il passaggio al Liberty, "interpretato attraverso il recupero soprattutto in chiave decorativa della tradizione gotica e romantica". in tale contesto fu significativo l'apporto degli architetti triestini Ruggero e Arduino Berlam, che, su commissione della signora Caterina Micco, vedova Moretti, progettarono per la villa una nuova copertura,realizzata tra il 1919 e il 1922 dall'impresa Romolo Tonini di Udine. L'edificio assumeva, così, la connotazione definitiva, che lo avrebbe distinto dalle tipologie edilizie maggiormente diffuse sul territorio. Arduino Berlam utilizzò ampiamente L'opera di artigiani Friulani nei lavori di rifinitura, impiegando legni scolpiti, ornamenti in pietra naturale e soprattutto artificiale, ferri battuti, stucchi e vetri colorati. Nel 1952, dopo le vicissitudini della seconda guerra mondiale -nel 1943 la villa era stata requisita dai tedeschi che ne fecero la sede della T.O.D.T., mentre per un breve periodo gli americani l'avevano usata come night- club - Luigia e Venceslao Menazzi Moretti diedero il via a radicali opere di ammodernamento interno, sotto la direzione dell'architetto Pietro Zanini, che si avvalse della collaborazione della ditta Fantoni per la realizzazione dei mobili ornati con motivi ripresi dalla tradizione carnica. Nel 1976 l'edificio fu gravemente danneggiato dal terremoto che devastò il Friuli. Alle lesioni causate dalla scossa del 6 maggio si aggiunsero i crolli di alcune parti del manufatto provocati dalla nuova scossa del settembre dello stesso anno. La villa fu dichiarata inagibile e rimase inutilizzata, soggetta alle intemperie ed ai vandalismi. Nel 1988 la villa fi acquistata dal Comune di Tarcento con i fondi della L.R. 63/77, con i fondi della stessa legge è stato poi realizzato il recupero dell'immobile. I lavori iniziati nel 1996 e interrotti dopo pochi mesi, furono affidati nel novembre del 2000 all'impresa Pivato di Onè di fonte (TV) e ultimati alla fine dell'estate 2003, sotto la guida dell'architetto Paolo Petris incaricato nel marzo del 2000 di elaborare il nuovo progetto di recupero conservativo e funzionale.

fonte fb

LA POLENTA


  Un tempo i friulani venivano chiamati “polentoni” in senso di disprezzo.Una mia collega del meridione mi apostrofò cosi’Ogni regione ha le sue caratteristiche e cibi le dissi.

.Un tempo in Friuli mangiavano solo polenta e verdura dei campi,infatti la popolazione agreste era affetta dalla pellagra.L’alimentazione prevalentemente di mais degli inizi del secolo scorso, che vedeva come alimento base del popolo contadino la polenta di mais, era una delle principali responsabili della pellagra, a lungo endemica in Italia fin dai primi decenni del Settecento.Oggi la polenta è diventata un cibo per accompagnare intingoli di carne.E' diventato un cibo da ricchi

Polenta mia



Di Padre David Maria Turoldo

E finalmente la polenta
Tutto il paese, la sera, un dolcissimo odore di
Polenta appena rovesciata sul tagliere; ed era
Finalmente il richiamo per cui noi lasciavamo
di giocare a bandiera sulla piazza.
è la mamma non faceva più fatica a chiamarci
perché una voce, quella dell’appetito, ci portava
a casa tutti come rondoni.
polenta mia, quai se qualcuno parlerà male di te.
Io non ho mai conosciuto il pane: a casa il pane
lo mangiava soltanto chi si ammalava; ma era
un caso raro, e poi tanto poco da fare appena
una panà.
Ma la polenta! cosa nascondevi dentro la tua
sostanza per farci crescere tutti così grandi,
in fretta? tutti noi fratelli, alti come gambe
di granoturco, forti, instancabili più degli
altri (mai una malattia che ci abbia minati ); e,
ancora ragazzi, con il piccone, d’inverno,
a estirpare i ceppi perché il focolare fosse
sempre caldo .
Mattina, latte e polenta; mezzogiorno,
minestra e polenta; la sera, radicchio, lardo,
e ancora polenta . e, anzi, nei giorni duri,
di magra, io ricordo mio padre che tagliava
due fette dalla piccola montagna d’oro e me
ne metteva una per mano e mi diceva;
“ Ecco, una la chiamerai polenta e l’altra
formaggio”. e io che ci credevo; e addentavo
ora da una mano ora dall’altra, fingendo di
mangiare polenta e formaggio.
E gli amici, quelli delle poche famiglie ricche
del paese, mi prendevano in giro, m’insultavano,
io piangevo eppure non potevo pensar male della
polenta, non potevo dir male di mio padre.

padre Maria Turoldo

da polenta mia

La polenta un tempo cibo quotidiano molto povero,oggi è diventata una specialità



AMO LE DONNE

 

Alla bellezza dei miei sogni


HERMANN HESSE

AMO LE DONNE

Amo le donne che mille anni fa
erano cantate e amate dai poeti.

Amo le città, che ormai deserte dentro le mura
piangono stirpi reali di tempi antichi.

Amo le città che sorgeranno
quando nessuno dell'oggi sarà più al mondo.

Amo le donne – splendide, slanciate,
che stanno, non nate, nel grembo degli anni.

Con la loro pallida bellezza siderale
somiglieranno un giorno alla bellezza dei miei sogni.

1901

(da Poesie d'amore e altre poesie, Mondadori, 2020 - Traduzione di Anna Ruchat)

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"Amo le donne" dichiara il celebre poeta e scrittore tedesco Hermann Hesse. In realtà le donne nelle sue opere sono, come rileva Bruna Bianchi, "evanescenti, indifferenziate, anodine", sfumano nell'anonimato, nell'indistinto, assumono valenze simboliche diventando "una per tutte". Succede anche qui, dove diventano emblema di un tempo passato e di un tempo futuro, splendidamente immerse nel sogno poetico.

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LOUISE-CATHERINE BRESLAU, "LA TOILETTE"

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fonte:Il canto delle sirene

Hermann Hesse è stato uno scrittore, poeta e pittore tedesco naturalizzato svizzero, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946. La sua produzione, in versi e in prosa, è vastissima e consta di quindici raccolte di poesie e trentadue tra romanzi e raccolte di racconti. Wikipedia
Nascita: 2 luglio 1877, Calw, Germania
Morte: 9 agosto 1962, Montagnola, Collina d'Oro, Svizzera

Oggi Mattarella a Gorizia

 


«La storia non si cancella, possiamo coltivarla con rancore, oppure farne patrimonio comune nel ricordo». Così disse il presidente Sergio Mattarella, il 13 luglio 2020, dopo essersi preso per mano con Borut Pahor, allora presidente della Slovenia, davanti alla Foiba di Basovizza. Ovviamente il Capo di Stato italiano disse, in quella storica giornata, che sceglieva questa seconda strada. «Oggi abbiamo allineato tutte le stelle», commentò Pahor, di rimando. Un gesto storico, iconico.

Nel 2021 sempre a Gorizia

Mattarella e Pahor (che oggi non è più al vertice del vicino Stato) si sono di nuovo incontrati a Gorizia e Nova Gorica nel 2021 per la celebrazione della designazione congiunta delle due città quali Capitale Europea della Cultura 2025. Sottolinearono, in quella circostanza, che il confine da elemento di divisione si era trasformato in punto di raccordo e collaborazione, capace di generare nuove idee e di favorire la crescita comune. Si sono rivisti di recente, sempre a Gorizia, per l’avvio di “Go!2025”. «Questo esprime il grande valore storico dell’Unione Europea – ha detto Mattarella in quella occasione –: una cultura con tante preziose peculiarità nazionali, con più lingue, ma comune quella che, insieme, quest’anno le due città celebreranno».

Laurea Honoris Causa

Poco meno di un anno fa, all’Università di Trieste, i due presidenti ricevettero la Laurea Magistrale honoris causa in Giurisprudenza. A motivare il doppio conferimento veniva indicata la politica di riconciliazione da loro perseguita. Questa la motivazione: «Sergio Mattarella e Borut Pahor hanno saputo coraggiosamente ripudiare la prospettiva angusta dell’egoismo nazionalistico, per perseguire invece una politica di riconciliazione, retta sulla creazione e sul consolidamento di spazi e di simboli dedicati alla memoria collettiva, quale fondamento di autentica pace tra i popoli. Due statisti che hanno interpretato l’amor di patria in una dimensione europea alta, così contribuendo a trasformare la frontiera adriatica, da territorio di aspro conflitto etnico e culturale, ad area di dialogo, di cooperazione e di amicizia, nella comune coscienza dei diritti umani e nella luce delle libertà democratiche».

Di nuovo insieme a Gorizia

Bene, Mattarella e Pahor sono attesi a Gorizia sabato 15 marzo per ritirare il 25° Premio Ss. Ilario e Taziano-Città di Gorizia. Riceveranno il riconoscimento all’Auditorium della Cultura Friulana, alle 11.30, al termine della solenne celebrazione presieduta dall’arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, in Duomo alle 9.30. La consegna in Auditorium sarà corredata dall’esibizione dei ragazzi delle scuole Locchi e Trinko, che canteranno gli inni.

Il Premio Patroni

Per l’edizione 2025 la Commissione valutatrice, già nel 2023, aveva individuato all’unanimità i due presidenti, per il loro concreto e costante sostegno nel percorso di avvicinamento delle comunità di Gorizia e di Nova Gorica, soprattutto nel contesto di “Go!2025”. Nell’anno della Capitale europea della cultura il Premio, assegnato ogni anno in occasione del 16 marzo, giorno in cui si celebrano i patroni della città, assume quindi un significato più profondo che mai.

«Poter contare sulla presenza del presidente Mattarella e del presidente emerito Pahor è il massimo riconoscimento del lavoro che stiamo portando avanti con la Capitale europea della Cultura – ha spiegato il sindaco Rodolfo Ziberna –. Il loro gesto di tenersi mano nella mano ha avuto un significato ben preciso, che risponde perfettamente allo spirito di “Go! 2025”: la storia va insegnata, siamo uniti nella sofferenza e nel dolore, ma dobbiamo andare avanti».

«C’è un percorso storico e istituzionale che ci ha portati a oggi, ma una vera riconciliazione può avvenire solo se ci sono amicizia e relazioni umane», ha puntualizzato il decano don Nicola Ban.
Il Premio Patroni, che dal 2007 è rappresentato da un’opera raffigurante in forma stilizzata Ilario Vescovo e Taziano Diacono Martiri, viene assegnato a persona, ente, associazione o società comunque denominata non aventi finalità di lucro o finalità politiche che, attraverso la propria opera o attività nel campo civile, economico, culturale, artistico, religioso o sociale, abbia onorato e fatto conoscere e apprezzare il nome di Gorizia in Italia e all’estero.

Europa da ripensare

Intanto, l’Europa attraversa un momento geopolitico molto delicato. Come scriviamo in altra parte del giornale, si parla di riarmamento. Mattarella e Pahor verranno a Gorizia per raccomandare prudenza, proprio su questo confine che ricorda immani tragedie.

«In un mondo caratterizzato da crescenti tensioni e conflitti, dall’abbandono della cooperazione come elemento fondante della vita internazionale, Slovenia e Italia hanno saputo dimostrare che è possibile scegliere la via della cooperazione». ha detto il presidente Mattarella lo scorso 8 febbraio, inaugurando “Go!2025” –. Nella tragedia della Seconda guerra mondiale, un sopravvissuto ad Auschwitz, Roman Kent, ha osservato: “Non vogliamo che il nostro passato sia il futuro dei nostri figli”. Con questo spirito abbiamo affrontato le pagine del Dopoguerra per scriverne una nuova, e nulla può far tornare indietro la storia che Italia e Slovenia hanno scritto e scrivono insieme».

da Vita Cattolica

Ed ha significativamente aggiunto: «Lavorando fianco a fianco nelle istituzioni europee si è consolidata la fiducia reciproca e vi è maturato un senso di appartenenza e di ulteriore identità: la comune identità europea. Le differenze, le incomprensioni, hanno lasciato il posto a fattori che uniscono».

F.D.M.

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